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Cronaca Sarno

Nessuna estorsione ai dipendenti dell'azienda, nuova assoluzione per titolare e segretaria

La Corte d’appello ha confermato la valutazione, con rigetto dell’appello proposto dalle cinque parti civili, in attesa del deposito delle motivazioni entro 90 giorni

Sono stati assolti in secondo grado, con la conferma della sentenza di primo grado, due persone, il primo titolare di una ditta di plastica, la seconda quale segretaria della stessa ditta, sotto accusa per estorsione in concorso commessa nei confronti di alcuni dipendenti dell’azienda, difesi dagli avvocati Alessandro Diddi e Giovanni Annunziata.

La storia

Stando alle accuse originarie, già smentite in primo grado, i due avrebbero minacciato di licenziamento e di mancato pagamento del salario i dipendenti costituiti parte civile, costringendoli in tempi diversi a restituire parte del pagamento versato o di accettare un pagamento in contanti inferiore a quella indicata in busta paga, procurandosi così l’ingiusto profitto delle differenze retributive non pagate ai dipendenti, «con aggravante di aver commesso il fatto con abuso di autorità, con abuso di relazioni di ufficio e di prestazioni d’opera», con fatti commessi a partire al 2001 con condotta perdurante per i dipendenti ancora in servizio, «per gli altri costituiti fino alla data della risoluzione del contratto». Agli atti erano stati riferiti, da parte dei denuncianti, diversi problemi, con differenze tra previsioni di paga oraria netta giornaliera ed effettiva statuizione secondo legge, fino all'obbligo di sottoscrivere le buste paga a fronte di pagamenti inferiori, attraverso presunte minacce e intimidazioni. Questo sarebbe valso anche per i dipendenti iscritti ad un sindacato: le ritorsioni si sarebbero verificate in un giorno, con registrazioni di conversazioni a testimoniare le restituzioni previste rispetto alle cifre versate da contratto. Per il gup, che celebrò il rito abbreviato, non c’era prova dell’estorsione, ritenendo la possibilità che le ore di lavoro fossero proporzionate realmente ai pagamenti effettuati. Ora la Corte d’appello ha confermato la valutazione, con rigetto dell’appello proposto dalle cinque parti civili, in attesa del deposito delle motivazioni entro 90 giorni. 

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