Daniele Silvestri in concerto a Scario: "Luogo veramente magico"
Una ventata di “Ponentino” – per una sera – ha spirato e deliziato l’incantevole borgo di Scario (SA), grazie alla tappa cilentana del “Tourbinario” di Daniele Silvestri. Infatti, il cantautore romano è stato il protagonista – lo scorso 16 luglio nel piazzale del porto di Scario – del secondo evento della XVI edizione di Equinozio d’Autunno, organizzata dal Comune di San Giovanni a Piro (di cui Scario e Bosco sono frazioni) con la direzione artistica di don Gianni Citro e intitolata “Respiro”. «Questo è un mestiere privilegiato ma che, in questo periodo, è stato difficile fare. Riprendere a farlo è, ovviamente, una gioia. Così come lo è riprendere a frequentare luoghi del genere. Questo è un luogo davvero magico». In questo modo Daniele Silvestri ha salutato il pubblico presente sottolineando: «L’emozione e la magia del posto sono i motivi per i quali, pur avendo scritto una scaletta, l’ho stracciata. Credo che andremo a braccio. Ho cambiato anche l’inizio. Non so se è per via del mare che sta qui accanto, ma ho deciso di iniziare così. Poi si vedrà». Partono le prime note e con esse le prime emozioni della serata attraverso l’esecuzione del brano “Le navi”: «Si salpino le navi, Si levino le ancore e si gonfino le vele, verranno giorni limpidi e dobbiamo approfittare…». Un verso che, in questo particolare frangente, suona come una frase propiziatoria. Così, nel pieno rispetto di tutte le misure e le prescrizioni concernenti il Covid (misurazione della temperatura prima dell’accesso ai posti a sedere, obbligo di mascherine e dispenser di prodotto igienizzante per mani collocati in diversi punti dell’area predisposta per l’evento, N. d. R.), il concerto è proseguito con l’omaggio a due grandi artisti italiani, Paolo Conte e Giorgio Gaber, attraverso l’esecuzione – rispettivamente – di “Alle prese con una verde milonga” (Paolo Conte) e “Io non mi sento italiano” (Giorgio Gaber). Dopo il ritmo un po’ incalzante del brano del “Signor G”, attingendo al suo vasto repertorio, Daniele Silvestri ha virato su un brano un po’ più introspettivo e delicato, “Mi persi”. Si è proseguito con “La mia casa”; “Monetine”; “A dispetto dei pronostici” e “La classifica”. Andando a braccio, «[…] eccoci qua, in un quadro del primo Dégas. Un romanzo naif di Stendhal…», il pubblico è riuscito a “sentire l'effetto che fa” ascoltare dal vivo il suono rassicurante de “I colori del mondo”. Tuttavia, come successivamente ha puntualizzato l’artista romano eseguendo la canzone “Spigolo tondo” (dii Fabi, Silvestri e Gazzè): «Una frase libera semicromatica cambia il colore del mondo». In questo modo, Silvestri prende per mano i presenti, portandoli con lui sulle “Strade di Francia”, sottolineando “Le cose che abbiamo in comune”. Nemmeno il tempo di assaporare le emozioni del primo brano e il romanticismo un po’ scanzonato del secondo che, con la sua innata sagacia, Daniele Silvestri spiazza e diverte il pubblico eseguendo “Sogno-B”. Un “modus operandi” in linea con l’essenza stessa insita nel nome “Tourbinario”, dove ironia e profondità viaggiano in parallelo lungo lo stesso binario. Così, nell’attesa di incontrarsi all’infinito, Silvestri riesce a «recuperare una distanza tra l’ipotesi e l’esperienza vera», grazie all’esecuzione di: “Il secondo da sinistra”; “L’uomo intero”; “Banalità” (brano eseguito a grande richiesta dal pubblico, N. d. R.); “Il mondo stretto in una mano”. «Adesso che si fa?», ci si prepara ad assistere al prologo del concerto, lasciandosi trasportare dalle note di alcune delle canzoni più note del cantautore romano. “Salirò” e “Cohiba”, in modo tale da non tralasciare una piccola dedica «all’isola – Cuba –, di cui parla questa canzone, che sta attraversando un momento complesso». Per poi cambiare, in un certo senso, latitudine e longitudine con “Occhi da orientale”. Dulcis in fundo “Testardo”, «perché il sentimento che attraversa questa canzone ci accomuna tutti. Perché, per essere qui stasera – per rimanere qui, per continuare a volere sentire musica e per rischiarcela un po’ tutti, ma con moderazione –, ci vuole una certa dose di testardaggine», conclude Daniele Silvestri. Rosy Merola