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Cronaca

Sanità in Campania, l'invito delle associazioni: "Creiamo un archivio di denunce social"

#Chicuralacura è l'hashtag che le associazioni Salute e Vita ed Help hanno lanciato in occasione della conferenza "sulla mala gestione - scrivono - della sanità campana", tenutasi presso il Comune di Salerno

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di SalernoToday

#Chicuralacura è l'hashtag che le associazioni Salute e Vita ed Help hanno lanciato in occasione della conferenza "sulla mala gestione - scrivono - della sanità campana", tenutasi presso il Comune di Salerno. "Il nostro invito - ribadiscono nella nota stampa - è quello di esporre tutti insieme le nostre testimonianze riguardanti casi di malasanità, creando un archivio di denunce social, perché una voce sola può non essere udita, ma tante, tutte insieme, sono un boato troppo forte per essere ignorato".

La testimonianza

"Inauguriamo questa iniziativa riportandovi la testimonianza della madre di un bambino autistico non verbale, che si è vista privata del supporto delle terapie perché... si va in vacanza". Ecco la testimonianza, che Salerno Today pubblica integralmente. Le generalità del minore e della madre, sebbene indicate nel testo, non sono riportate, a tutela della privacy del minore. "Sono una mamma sofferente – ma combattiva di un bambino autistico non verbale, che ha da poco compiuto gli anni. In questo giorno speciale, la vita ha voluto farci un dono grande, nonostante tutte le difficoltà che si presentano quotidianamente, perché purtroppo l’autismo è una patologia debilitante, una malattia vera e propria che non colpisce solo il bambino, ma anche tutta la sua famiglia. C’è tanto da raccontare in questi anni di vita: dalle visite iniziali, agli albori, quando il piccolo dava già segni evidenti di autismo, ma un paio di specialisti tagliavano corto, parlando di mutismo tipico dei maschietti, o addirittura consigliandomi di fare un altro figlio, perché troppo apprensiva. Risparmio il patimento che abbiamo dovuto affrontare nella nostra città, tra medici ospedalieri e dottori dell’ASL, terapisti e neuropsichiatri infantili, persone che non hanno voluto credere nelle richieste di aiuto di due genitori disperati, tra terapie private a nostre spese e lunghissimi tempi di attesa per entrare in un centro di riabilitazione convenzionato. La prima diagnosi l'abbiamo ricevuto all'ospedale “Bambino Gesù” di Roma. Spesso mi chiedo a cosa sia servito accorgermene prima, muoversi in tempo per provare a salvare mio figlio dalla regressione. Ogni giorno, al risveglio, guardo mio figlio e realizzo tutta la mia impotenza nel vederlo dare testate al muro o sul pavimento, senza poter intervenire, perché non tutti capiscono cosa voglia comunicare in quel momento, ma quello è il suo modo di esprimersi. Provate a mettere una mano alla bocca e al contempo urlare: ecco, avrete sperimentato ciò che prova mio figlio. Oppure, quale esempio migliore al giorno d’oggi: tenendo la mascherina 24 ore su 24 e non poterla togliere. La mia testimonianza serve per far conoscere l’autismo innanzitutto, ancora sconosciuto ai più, per chi non lo vive 24 ore su 24, e per mettere in evidenza il marcio che c’è tra Regione Campania, ASL e centri di riabilitazione, nonché il “magna magna” che fa da sfondo alle cure di queste povere anime. Noi genitori stiamo combattendo una battaglia da soli, per scoperchiare un vaso di Pandora che è ormai colmo. Nel nostro piccolo stiamo cercando di debellare le ingiustizie che ha subito – e continua a subire – nostro figlio, proprio da coloro che dovrebbero aiutarlo nel suo percorso di cura, in barba alle sue necessità, al suo futuro. E proprio l’ultima ingiustizia arriva dall’ASL, che ha ridotto le ore di terapia ABA (terapia comportamentale), di fatto unico aiuto per i bimbi autistici, dapprima in base all’età e non alla gravità del piccolo paziente; in un secondo momento, per mancanza fondi. Addirittura, i mesi di agosto e dicembre l’autismo andrà in ferie, perché le terapie sono sospese del tutto. C’è da scrivere un libro, ma forse un solo libro non basterà a racchiudere e a raccontare questa dura realtà. Perché la gente che specula sulle sofferenze altrui è da mettere alla gogna, e se non vi si pone un freno, l’autismo continuerà ad essere una fonte di arricchimento per gli altri, e non di cura per loro. In un periodo in cui si parla tanto di integrazione delle diversità, di disegni di legge appositi, restano tagliati fuori quelli che più di tutti meritano le luci della ribalta. E non cominciate, vi prego, il 2 aprile, Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, ad invitare ad accendere una luce blu come simbolo di vicinanza, ad ogni monumento della città: più fatti e meno parole!"

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