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Lunedì, 29 Aprile 2024
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La storia: consegnata alla famiglia la piastrina di un soldato morto ottant’anni fa nel salernitano

La piastrina di Rhea Aron fu trovata nei pressi di una località dove stazionarono le truppe alleate durante la Seconda guerra mondiale

È stata consegnata ai familiari la piastrina identificativa di Rhea Aron, giovane soldato americano caduto nel 1944 sul territorio salernitano. A riportare a casa questo piccolo segno del soldato americano l’associazione Salerno 1943.

La storia

La piastrina di Rhea Aron fu trovata nei pressi di una località dove stazionarono le truppe alleate durante la Seconda guerra mondiale. Colui che era in possesso del piastrino di Aaron si è rivolto a Salerno 1943 sperando di rendere quel piccolo pezzo di metallo agli eventuali parenti ancora in vita del soldato. Dopo tante ricerche, si è riusciti a risalire al fratello più piccolo di Aaron, che risiede a Potts Camp, nel Mississippi, al quale nei giorni scorsi è stata inviata la piastrina.

Terrell Rhea e sua moglie col piastrino

Aaron Rhea

Aaron Rhea nacque il 4 giugno del 1924 a Cornersville, Marshall County. Era il maggiore dei 5 figli di George Andrew Rhea e Beatrice Nero. Suo padre gestiva una fattoria. Dopo aver preso la licenza elementare, Aaron diede una mano alla famiglia lavorando come contadino. Si arruolò il 24 aprile del 1943 a Camp Shelby. Venne assegnato al 141° Reggimento di Fanteria della 36^ Divisione Texas. Prese parte allo sbarco di Salerno il 9 settembre 1943 ma, probabilmente, non perse in questa occasione il suo piastrino. A quanto pare il piastrino è del tipo emesso a partire dal 1944. Infatti, proprio da quell’anno furono eliminati dai piastrini dei soldati americani i riferimenti dei familiari da contattare in caso di decesso. Verso la fine del 1943, il reparto di Rhea prese parte ai combattimenti di Mignano Montelungo, San Pietro Infine nonchè al tentativo di attraversamento del fiume Rapido. Furono battaglie sanguinose che decimarono il reparto. Aaron si ammalò una prima volta a febbraio del 1944 e poi una seconda a marzo. In entrambi i casi venne ricoverato in ospedale. Si suppone che il giovane soldato abbia trascorso la degenza nei pressi di Salerno, a quel tempo zona di retrovia che ospitava non pochi ospedali e campi di riposo. Forse il piastrino venne perso in una di queste occasioni.  Rimessosi in forze, Aaron partecipò allo sbarco di Anzio, all’occupazione di Velletri e alla liberazione di Roma il 4 giugno del 1944. Dopo un breve periodo di riposo, il reggimento venne impiegato nello sbarco in Provenza del 15 agosto 1944. In autunno, avanzando nell’entroterra, il battaglione di Aaron occupò la zona dei Vosgi ma finì per essere accerchiato dalle truppe tedesche che presidiavano l’area. Il suo battaglione è passato alla storia per il “Battaglione Perduto” in quanto rimase isolato tra le linee nemiche rischiando il completo annientamento. Fu grazie al 442nd Regimental Combat Team, un’unità segregata composta da Nisei, giapponesi americani di seconda generazione, che si riuscì, con numerose perdite, a liberare il “Battaglione Perduto”. Purtroppo per Aaron, tale intervento non fu decisivo. Venne ucciso il 25 ottobre del 1944 da un colpo alla testa. Aveva 20 anni. Nonostante la sua giovane età, Aaron ricoprì il ruolo di sergente e fu insignito della Silver Star e della Purple Heart. Le sue spoglie riposano nel cimitero americano di Epinal in Francia.

Il presidente di Salerno 1943

“La vita spezzata del giovane Aaron ci consente di ricordare non soltanto la storia personale del soldato. Ci offre infatti una opportunità più grande: ricordare che la pace è figlia delle morti di tanti giovani soldati mandati al fronte e da questo mai più tornati. In questo momento storico è importante ricordare il reale significato della parola pace, spesso ignorato o, ancor peggio, non rispettato. Ringrazio Alan Price per il prezioso aiuto nonchè il museo della Divisione Texas per la gentile disponibilità mostrata. Abbiamo ricostruito la storia del giovane soldato e permesso al fratello ultranovantenne di avere un suo ricordo. Questo piccolo piastrino, da oggi, non sarà più il ricordo della sola famiglia Rhea ma quello di tutti noi”, le parole del presidente Vincenzo Pellegrino.

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