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Cronaca Angri

Angri, estorsioni ai cantieri a suon di bombe: in 4 a processo

Minacciavano le vittime delle loro estorsioni, quasi sempre imprenditori edili, a pagare il pizzo presentandosi come esponenti vicini alla criminalità organizzata

Minacciavano le vittime delle loro estorsioni, quasi sempre imprenditori edili, a pagare il pizzo presentandosi come esponenti vicini alla criminalità organizzata. O facendo esplodere ordigni nei pressi dei loro cantieri. Con l’accusa di estorsione e detenzione di armi, il tutto aggravato dal metodo mafioso, quattro persone finiscono a processo dopo la richiesta di giudizio immediato avanzata dalla Procura Distrettuale Antimafia. L’udienza dinanzi al gip è fissata per il 21 febbraio. Le indagini partirono dopo l’esplosione di un ordigno in un cantiere edile di Sant'Egidio del Monte Albino nel 2016, dove stava sorgendo un centro medico polispecialistico. Diversi gli episodi di estorsione contestati agli imputati, tra i quali padre e figlio. Nel caso del centro, i due attraverso una telefonata, dopo l’esplosione della bomba che danneggiò una porta in vetro, minacciarono il titolare di quel centro obbligandolo a «rivolgersi alla malavita locale per ottenere protezione in vista dell’apertura della nuova sede» 

Gli avvertimenti a suon di bombe

Come? Pagando una tangente. «Se non hai capito quella cosa a Pagani era indirizzata a te, tanto prima che apri se non vai da qualche buon amico la prossima la troverai sotto al Porsche». Questo uno dei messaggi intercettati dai carabinieri. I fatti si sono consumati principalmente ad Angri, dove risiedono tre dei quattro imputati. Tra le vittime una ditta edile, i cui gestori avrebbero dovuto versare la somma di 50 mila euro, dividendo l’appalto ottenuto con un’altra persona. Il terzo soggetto raggiunto da minacce fu invece il titolare di una ditta impegnata a realizzare un sottovia carrabile ad Angri, commissionato da Rete Ferrovie Italiane. Il "clan" di riferimento - secondo gli inquirenti - era quello dei Galasso-Fontanella, in virtù dei precedenti di uno degli imputati. Fu poi la volta di una società immobiliare, anch’essa costretta a versare 5000 euro per la cessione di una quota di una comproprietà familiare collegata all’impresa stessa. E poi di un’altra ditta di costruzioni, che avrebbe dovuto assumere personale collegato al gruppo. Le indagini sono concentrate tra il 2016 e il 2017
 

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