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Cronaca

Fonderie Pisano, i proprietari replicano a Le Iene "Affermazioni gravi sull'inquinamento"

Esplode la polemica dopo il servizio mandato in onda dal programma di Mediaset

Dopo il servizio del programma televisivo “Le Iene” sull’inquinamento che sarebbe provocato dalle Fonderie Pisano e il presunto collegamento con l’incremento dei decessi per tumore, testimoniato da alcune persone intervistate, i proprietari dello storico stabilimento di via Dei Greci replicano con una dura e lunga nota chiarendo nei dettagli la propria posizione. 

La replica dei Pisano: 

“La nostra posizione è sempre stata quella di rispettare l’opinione di tutti e di non svolgere processi al di fuori delle aule giudiziarie, regolata da rigide regole. Tuttavia la gravità di alcune affermazioni, che ledono il nostro fondamentale principio etico, esigono doverose precisazioni. Le indagini dei periti nominati dal magistrato competente in merito all’indagine relativa ai decessi verificatesi in un’area specifica – Salerno/Valle dell’Irno – intorno allo stabilimento delle Fonderie, analizza comunque fatti verificatisi oltre 10 anni  ed è basata su supposizioni errate che avremo modo di chiarire nella opportuna e competente sede processuale. Il dato ambientale del ns stabilimento è comunque da anni registrato a mezzo di strumenti analitici approvati dal Ministero; i dati ella centralina Arpac adiacente lo stabilimento e le analisi eseguite costantemente, ripetutamente e da tempo , al nostro opificio dagli organi della magistratura e dalle autorità competenti, registrano da anni  emissioni inferiori sia ai limiti autorizzati che agli stessi limiti previsti dal Ministero della Sanità. Su ciò concorda anche la perizia in commento. Inoltre nello stesso procedimento penale, altri periti di primaria importanza, nominati dalla magistratura inquirente, avendo analizzato lo stile di vita dei soggetti deceduti, aveva escluso la correlazione delle malattie con la attività della fonderia  ed era stata chiesta l’archiviazione del procedimento.Va infine sottolineato che nel sito produttivo di Fratte , dove da generazioni lavora la famiglia, non è mai risultato l’accertamento di un caso di malattia tumorale connesso all’attività produttiva e pare poco credibile che la nostra attività genera i maggiori danni a distanza  dallo stesso  e non nel suo perimetro. Anche la accusa di emissioni di Mercurio, trovato in notevoli tracce in alcuni soggetti esaminati, non trova alcun riscontro nelle innumerevoli analisi  effettuate ai  nostri camini e nelle nostre acque di scarico sia da Arpac che da Laboratori certificati. Pari discorso e sugli altri metalli, il più delle volte del tutto estranei al ns ciclo produttivo. Forse sarà una altra la causa da ricercare. Non sarà la prima (e, probabilmente, ultima) volta che approfondimenti e processi – con un vero contraddittorio tra le parti – finiranno per smentire affermazioni di periti forse troppo condizionate dal generale pregiudizio. Ma poiché non siamo abituati ad evocare i successi ottenuti, non lo faremo neppure questa volta. Proseguiremo, però e naturalmente, nel portare avanti in tutte le sedi giudiziarie competenti questa posizione, appellandoci alla verità di quanto accaduto ed accade quotidianamente in un sito nel quale negli ultimi anni sono stati investiti vari milioni di euro per seguire lo evolversi delle direttive nazionali ed europee onde rendere lo stabilimento sempre pienamente conforme alla variazione sempre più performante delle norme. Il tutto comunque continuando nel nostro progetto di delocalizzazione in luogo prettamente industriale. Convinti che la società riuscirà a dimostrare in Tribunale la sua estraneità ai fatti contestati; resta intanto un problema di fondo; continuiamo ad essere tacciati di fatti infamanti, malgrado l’assenza di pronunce in termini”. 

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