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Cronaca

Sciopero generale: venerdi 17 novembre in piazza anche i lavoratori salernitani

Si fermeranno tutti lavoratori salernitani di questi settori per manifestare contro le scelte scellerate che rischiano di mettere in ginocchio il Paese

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di SalernoToday

Il 17 novembre sciopero generale nazionale dei servizi pubblici: trasporto pubblico locale, trasporto ferroviario, porti e marittimi, autostrade, sanità pubblica e privata, enti locali, enti pubblici e servizi di igiene ambientale. Si fermeranno tutti lavoratori salernitani di questi settori per manifestare contro le scelte scellerate che rischiano di mettere in ginocchio il Paese. 

"Per i trasporti - spiega Gerardo Arpino, segretario generale Filt Cgil Salerno - servono necessariamente risorse per rinnovare i contratti e garantire salari adeguati al costo della vita e riduzioni di orari e carichi di lavoro;  Sono necessari interventi normativi che riducano la precarietà e l’applicazione e il rafforzamento delle norme sulla sicurezza sul lavoro visto le frequenti aggressioni, infortuni e morti sul lavoro. Questo Governo ha cancellato il Piano nazionale dei trasporti e della logistica, strumento che deve essere utilizzato per non lasciare mano libera alle aziende, vincolandole al rispetto dei diritti dei lavoratori, alla compatibilità con i territori, e utile a contrastare la formazione di ulteriori e pericolose posizioni di monopolio; Scioperiamo per dire no al fare cassa attraverso nuove privatizzazioni come con il Gruppo Fs Italiane ed Enav, cosa che indebolirebbe le poche aziende strategiche italiane ancora rimaste; Per una Legge di Bilancio che non interviene sul Fondo Nazionale Trasporti, il cui sottofinanziamento sta producendo la riduzione del servizio di Trasporto Pubblico Locale e condizioni di lavoro sempre peggiori. Reputiamo giusto e necessario rivedere le tabelle dei lavori usuranti, che oggi escludono tante lavoratrici e lavoratori dei trasporti che invece ne avrebbero tutte le caratteristiche. Scioperiamo per la necessità di attuazione della norma, già prevista, per evitare dumping contrattuale nel trasporto aereo; per un modello portuale che resti pubblico e si dia finalmente attuazione al fondo per l’accesso al pensionamento anticipato per i lavoratori e le lavoratrici dei porti; per il necessario intervento per evitare che la direttiva Europea EU-ETS penalizzi i porti italiani; per una modifica alla norma iniqua nella legge di Bilancio, che riduce l’indennità di malattia per lavoratrici e lavoratori marittimi; perché siano regolamentate, nel settore Taxi, le piattaforme con specifico DPCM e siano emanati i decreti attuativi della legge 12/2019.

Le motivazioni sono tante e ci scusiamo per gli eventuali disagi che possiamo arrecare ai cittadini, ma invitiamo la cittadinanza tutta ad unirsi alla protesta. Lo sciopero crea disagio solo e soltanto nella giornata di attuazione, ma quanto sopra espresso creerebbe un disagio strutturale che penalizza tutti i lavoratori del settore e il livello, sia qualitativo sia quantitativo dei servizi resi. Rappresentiamo che un trasporto pubblico efficiente è garante di servizi essenziali e di diritti fondamentali.

"Servono più risorse per il rinnovo dei CCNL Pubblici - dichiara Antonio Capezzuto, segretario Fp Cgil Salerno - perché quanto stanziato dal Governo è lontanissimo dal recupero dell'inflazione a 2 cifre degli ultimi anni, con una perdita del potere d'acquisto del 16.1%. L’anticipo dell’indennità contrattuale in busta paga a dicembre, previsto dal governo, non solo divide i lavoratori dello stato da quelli di enti locali e sanità, penalizza i tempi determinati ma è un modo per mascherare l’insufficienza di risorse per i salari, assorbe oltretutto il bonus del 2023 e le risorse sono solo per un anno. Non ci sono risposte per la stabilizzazione dei precari nel settore pubblico, quelli storici, quelli del PNRR e dei Pon e non si danno risposte agli idonei. Il Governo non ha ancora attuato la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale il differimento del TFR/TFS dei lavoratori pubblici fino a 7 anni. Non si estendono i benefici fiscali per la contrattazione di secondo livello che rimangono solo per il privato e rimane il tetto sul salario accessorio. Scioperiamo contro il taglio di 600 milioni di Euro per Regioni, Province e Comuni, dove si mette a rischio, ancora una volta, il turnover del personale. Non ci sono investimenti per garantire assunzioni e servizi pubblici, ancora meno per attuare subito l’indispensabile piano straordinario di reclutamento di cui la P.A. ha assoluto bisogno. Negli ultimi 9 anni sono andate in pensione quasi 100.000 lavoratrici e lavoratori, mandando così in crisi l’accesso alle prestazioni pubbliche rivolte ai cittadini. Allo stato attuale, più di 2400 comuni hanno meno di 5 dipendenti a disposizione, e oltre 400 non ne hanno alcuno, fenomeno presente anche in provincia di Salerno. Di fatti, Non ci sono soldi sufficienti a portare a termine la valorizzazione professionale delle lavoratrici e lavoratori. La manovra del Governo Meloni prevede “la revisione delle aliquote di rendimento previdenziali per le pensioni liquidate dal 2024, delle quote di pensione retributive in alcune gestioni previdenziali del comparto pubblico e più precisamente degli iscritti alla Cassa per le pensioni ai dipendenti degli Enti locali (Cpdel), alla Cassa per le pensioni dei sanitari (Cps). I tagli riguarderebbero a regime circa 700mila persone e oscillerebbero da oltre 4.320 euro l’anno nel caso di una retribuzione lorda di 30mila euro a quasi 7.390 euro con un stipendio lordo di 50mila euro. Per questo motivo gli operatori sanitari e i medici scenderanno in piazza il 17 novembre. In questo caso la misura è colma anche perché si toccano i diritti acquisiti e di fatto si favorisce un pericoloso esodo dei professionisti dal Servizio sanitario nazionale. Si riducono le aliquote di rendimento dei contributi versati prima del 1996 colpendo quasi il 50% del personale attualmente in servizio con una perdita stimabile tra il 5% e il 25% dell’assegno pensionistico annuale, da moltiplicare per l’aspettativa di vita media. É inaccettabile! Se non si interviene con urgenza il governo sarà responsabile del fallimento del Servizio sanitario nazionale, perché c’è il rischio della fuga in pensione di migliaia di medici in tutta Italia. Quanto stanziato per la sanità pubblica è totalmente insufficiente a salvaguardare il SSN, ad eliminare le liste d'attesa, a stabilizzare i precari e per fare nuove assunzioni. Questo non possiamo consentirlo in un momento storico, post pandemia, dove la Sanità Pubblica necessita di risorse straordinarie che siano da ossigeno per farla camminare sulle proprie gambe e garantire servizi di qualità a tutti i cittadini. Il Governo ha scelto di non aumentare i salari dei dipendenti della sanità, ma anzi di trasmettere l’idea che se vogliono guadagnare di più, devono lavorare di più in extra orario con la deroga al vincolo di esclusività. I lavoratori della sanità privata sono invece stanchi di subire il dumping contrattuale, perché svolgono lo stesso lavoro degli altri operatori della Sanità ma con stipendi più bassi e meno diritti, e nel frattempo non c’è nessuna novità legislativa per il contrasto ai contratti pirata. Il Governo ha abolito il Reddito di Cittadinanza sostenendo di voler rilanciare le politiche attive e l’inclusione lavorativa, ma per farlo è necessario che i Centri per l’Impiego siano opportunamente potenziati e messi in grado di lavorare in rete con gli altri attori deputati a seguire, per competenza, le persone in cerca di occupazione. Per un serio rilancio dei Centri per l’Impiego è necessario mettere in atto uno Piano straordinario di assunzioni che copra le effettive necessità; risorse necessarie per la formazione di personale, e avere spazi di lavoro organizzati, adeguati e sufficienti per accogliere cittadine e cittadini in cerca di occupazione. I lavoratori dei servizi pubblici ambientali chiedono che si investa su salute e sicurezza, considerato l’aumento dei numeri degli incidenti, a volte anche normali, e l’incremento delle malattie professionali dovute ai carichi di lavoro. Inoltre, non si sblocca il fondo di solidarietà del settore, nonostante i milioni di euro in gestione utili per anticipare il diritto alla pensione dei lavoratori inidonei.

In una dichiarazione congiunta, i Segretari Generali Arpino e Capezzuto concludono: "Tutte queste motivazioni spingono la nostra Organizzazione Sindacale a chiedere al Governo di trovarci un motivo per non scioperare! Saremo in tanti e porteremo la nostra protesta a Napoli in Piazza del Plebiscito davanti la Prefettura e la mobilitazione non si fermerà anche nelle settimane e nei mesi successivi se non saremo ascoltati"

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