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Domenica, 28 Aprile 2024
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Giffoni 2024 a rischio, Gubitosi al Presidente del Consiglio dei Ministri: "Il mio è un appello all’Italia"

Gubitosi: "Il mio è un appello al buonsenso, alla coesione. Il mio è un appello all’Italia"

Scrive al Presidente del Consiglio dei Ministri, il fondatore del Giffoni Film Festival, Claudio Gubitosi, per scongiurare la possibilità che l'edizione della manifestazione possa "saltare", a causa dei fondi non pervenuti. "Il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, ha annunciato a tutto il sistema regionale della cultura che non ci sono le risorse necessarie per svolgere le attività del 2024. È un fatto ormai noto, divenuto un caso già di ordine nazionale. Alla base c’è il mancato trasferimento del Fondo di Sviluppo e Coesione alle Regioni del Sud. - spiega Gubitosi - Tra le tante linee di finanziamento che questo fondo comprende c’è anche quella per la cultura. Non la più corposa per entità, ma fondamentale per il valore di ciò che va a finanziare. Adesso sta a ciascuno di noi, Giffoni compreso, capire in che modo affrontare questa situazione complicata ed amara. Confesso di non essermi mai ritrovato in una condizione di tale disagio. Vorrei far comprendere a tutti voi come la difficoltà è sì legata alla mancata assegnazione delle risorse, ma è accresciuta in particolare dalla impossibilità in cui ci ritroviamo di programmare. La programmazione richiede tempo e oggi devo dire non senza preoccupazione che il tempo non è dalla nostra parte".

L'appello

Non avrei mai voluto scrivere questo appello con queste parole ma sento fortissima la necessità di comunicare il rischio che stiamo correndo. Non vorrei usare il termine annullamento per il nostro evento, ma al tempo stesso non esiste la possibilità di realizzare un’edizione ridotta di Giffoni o di rimandarlo. Questo blocco, che ovviamente mi auguro possa essere solo temporaneo, ha delle conseguenze importanti già in questa fase dell’anno. Non siamo in grado in questo momento di avviare l’apertura delle iscrizioni alle nostre giurie. Ciò significa privare migliaia di bambini e di ragazzi della possibilità di programmare il proprio viaggio a Giffoni e di porli in una condizione di incertezza rispetto ad un’esperienza che attendono con ansia tutto l’anno. Non siamo in grado di svolgere le nostre attività all’estero. Non siamo in grado di realizzare ora i nostri progetti sociali che riguardano quegli aspetti più problematici riferiti alle nuove generazioni, dal contrasto alla povertà educativa alla salute mentale. E questo in particolare lo dico con grande amarezza nel cuore.

Ancora, non siamo in grado di realizzare le nostre produzioni e di promuovere le anteprime mondiali. Non siamo in grado di avviare il lavoro di allestimento del programma con le presenze di talenti nazionali ed internazionali. Non siamo in grado di impegnare tutte quelle aziende, e sono tante, che ogni anno sono necessarie per lo svolgimento delle nostre attività, partecipando a bandi e gare. Né siamo in grado di prenotare le strutture alberghiere e ricettive come sempre facciamo in questa fase dell’anno. Potrei continuare ancora ed ancora ad elencare tutte le attività, i pezzi del nostro lavoro, complesso e certosino, che questa incertezza sulle risorse compromette in questa fase dell’anno. Tra i nostri obiettivi c’è il sostegno al nostro territorio. Lo avremmo fatto per il nuovo aeroporto di Pontecagnano che dista pochissimi chilometri da noi e che entrerà in attività il prossimo primo luglio. Nella nostra idea c’era quella di darvi un forte impulso di lavoro proprio grazie al grande flusso di persone che ogni anno in estate Giffoni riesce a muovere. Se Giffoni soffre, non va certo meglio per l’indotto che mettiamo in moto. Questo è ovvio. Ciò che più di tutto sento di dover esprimere in questi giorni così drammatici è l’unicità di Giffoni che rappresenta un’esperienza non ripetibile né delocalizzabile per il mondo dei bambini, degli adolescenti, dei giovani. L’onda di affetto che ci ha travolti in queste ore ne è la riprova più autentica. Privarli di questa esperienza è veramente impensabile, direi mostruoso. In questi giorni siamo dei veri e propri sorvegliati speciali. Il mondo e l’Europa ci guardano. Ne va della nostra immagine, della nostra reputazione e di quella dell’Italia.

Parlare di Giffoni significa far riferimento ad un’attività che non appartiene solo alla Campania, ma ad un patrimonio che è universale. Che è di tutti. Di fronte a questa situazione, perciò, non possiamo stare a guardare. È mio dovere mobilitare le coscienze. Giffoni non si può fermare, non può essere mutilato, ridotto, compresso. Giffoni ha bisogno di esprimersi in tutta la sua forza, in quella sua naturale evoluzione e crescita, come avviene senza sosta da 54 anni a questa parte. Non vorrei creare allarmismi. Ma non credo di esagerare dicendo che esiste un problema di carattere sociale. È estremamente pericoloso togliere ai nostri ragazzi la possibilità di vivere un momento così importante dal punto di vista della formazione, un’esperienza di vita così totalizzante come Giffoni è per loro, non solo in occasione del Festival, ma durante tutto l’anno, in Italia e all’estero. Giffoni è casa, qui trovano il luogo in cui possono esprimersi in libertà ed essere così come sono. Come possiamo poi prendercela con questi ragazzi che sono lontani dalle istituzioni, disaffezionati alla politica, disinteressati al bene comune? Cosa trasmettiamo loro? Quale messaggio gli stiamo facendo arrivare? Quello di istituzioni lontane dai loro bisogni e dalle loro esigenze, che non sanno comprenderli e sostenerli nel loro percorso di crescita. Siamo alla vigilia di un appuntamento elettorale importantissimo, quello per il rinnovo delle istituzioni europee. L’Europa deve saper parlare sempre di più ai giovani perché europeo è il loro orizzonte di vita. Ma cosa stiamo insegnando a questi ragazzi? Che a parole le istituzioni sono vicini alle loro istanze, ma nei fatti per loro si fa poco, pochissimo. E questo non è accettabile. La cultura non ha colori politici e non ha insegne di partito. Chi oggi fa cultura non deve vestire certo una casacca. Ecco perché noi non siamo a favore di nessuno e non siamo contro qualcuno. Rispettiamo il governo nazionale, ma non si può non condividere la posizione assunta in questi giorni dalla Regione Campania. Siamo cittadini ed abbiamo il dovere ed il diritto di esprimere approvazione o disapprovazione per ciò che accade. Ai nostri occhi appare incomprensibile questo corto circuito che si è venuto a creare tra Stato e Regioni del Sud, Campania compresa. Questi fondi, perciò, li rivendichiamo. Ed è per questo che vanno trasferiti al più presto. Per la Campania significa programmare circa sei miliardi di euro, di questi solo 350 milioni sono destinati alla cultura. Si tratta di una porzione tutto sommato residuale sul totale, ma che pesa molto, moltissimo se si pensa a quanto siano rilevanti per il Pil nazionale e regionale la cultura ed il turismo.
 Il nostro orizzonte non può e non deve essere perimetrato dalle valutazioni di carattere partitico che non ci riguardano e dalle quali ci sottraiamo perché non ci competono. Rivendichiamo, perciò, il nostro essere patrimonio di tutti.

Ecco il mio appello, come dicevo in premessa. Al buonsenso. Alla coesione. Chiedo a tutti gli italiani di condividerlo, a tutti i cittadini di buona volontà e dalla coscienza libera.

"Il mio appello è ai Ministri di questo Governo. Molti li conosco personalmente. E molti conoscono la realtà di Giffoni. Affinché comprendano il valore di questa posizione che siamo costretti ad assumere ed il rilievo di ciò che quotidianamente facciamo con le nostre attività. - prosegue Gubitosi- Il mio appello è ai parlamentari, in particolare a quelli del Sud perché svolgendo una funzione di rappresentanza si facciano interpreti virtuosi di questa criticità, senza far prevalere l’interesse di parte su quello generale. Il mio appello è alle forze politiche tutte, di maggioranza e di opposizione, perché siano al nostro fianco in questo momento di difficoltà. Il mio appello è alle migliaia di giurati presenti e passati, alle loro famiglie, ai tanti talenti, ai tanti artisti, uomini di scienza, di cultura, intellettuali, scrittori, aziende e a tutti gli organi di informazione che in questi anni hanno potuto vivere la realtà di Giffoni. Oggi Giffoni rischia, si potrebbe fermare. Non c’è riuscito il terremoto dell’80. Non ce l’ha fatta il Covid. Sarebbe una beffa che accadesse proprio oggi. La mia è perciò una chiamata alle arti. Perché la cultura non può essere fermata e la sua traiettoria non deve essere spezzata perché è una traiettoria di libertà. Il mio appello è ai cittadini italiani perché siamo noi i primi a dover indirizzare la politica, sollecitare la classe dirigente, rimproverarla se necessario. Siamo tutti cittadini di un grande Paese che si chiama Italia e siamo noi cittadini i primi a dover difendere il nostro grande Paese".

Come ricorda il fondatore del Festival, "a Giffoni lo Stato ha investito, in particolare attraverso il Ministero della Cultura. Lo ha fatto l’Europa. Lo ha fatto la Regione Campania. In 15 anni sono stati impiegati oltre 157 milioni di euro. Lo certifica attraverso un suo report il Nuvap che è un’articolazione proprio del Dipartimento per le Politiche di Coesione. Questo flusso di risorse ha determinato sviluppo, crescita, una importante trasformazione del territorio. Non lo diciamo noi, lo dice il Dipartimento per le Politiche di Coesione della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il paradosso è che oggi questo processo potrebbe conoscere una brusca, incomprensibile, ingiustificabile interruzione. Non possiamo permetterlo".

Le conclusioni di Gubitosi

Giffoni è un brand del made in Italy e non solo del made in Sud. Giffoni appartiene al mondo come al mondo appartengono Pompei, Paestum, Sibari, Agrigento, solo per fare qualche esempio. È per questo che merita rispetto come rispetto meritano tutti gli investimenti messi in campo in questi anni per rendere questo brand così amato a tutte le latitudini. Giffoni, insieme alle organizzazioni di categoria tutte, sotto l’egida dell’AGIS, Associazione Generale dello Spettacolo, sarà chiamata ad una giornata di mobilitazione a Napoli. Ci saremo. E faremo sentire la nostra voce. E daremo l’evidenza del nostro peso e di come questa situazione di incertezza sia vissuta drammaticamente da migliaia di lavoratori della cultura e dello spettacolo e dalle loro famiglie. Ecco come l’emergenza culturale diventa dramma sociale. Non cerchiamo scontri. Non ci appartengono le logiche della politica che, però, non devono prendere il sopravvento fino a travolgerci. Il nostro è un appello corale, che vuole arrivare a tutti, auspicando che il Ministro Raffaele Fitto ed il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, arrivino ad una risoluzione immediata di questa controversia che danneggia il nostro Paese. Il nostro è un appello alla coesione perché nessuno possa portare sulla coscienza il peso della colpa, quella di aver inferto un colpo mortale al sistema cultura del Paese più bello del mondo, la nostra Italia. Dal canto nostro Giffoni è pronto a recuperare il tempo fin qui perduto. L’unica rassicurazione che ora sento di dare è proprio questa: se questa criticità rientrerà in tempi rapidi, lavoreremo giorno e notte per poter assicurare a tutti un Giffoni ancora più felice: per questo, fate presto!
 

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