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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Battipaglia / litoranea delle MEDAGLIE D'ORO

Sfruttamento della prostituzione sulla litoranea: sgominate le due bande criminali

Alle prime luci dell'alba numerose volanti dei carabinieri e del Ros hanno fatto irruzione in diverse aree del litorale situato a sud del capoluogo. Coinvolti anche tre italiani

Vasta operazione di contrasto al reclutamento, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione dell’Est-Europa sulla litoranea. Alle prime luci dell’alba numerose volanti dei carabinieri del comando provinciale e del Ros hanno fatto irruzione in diverse aree del litorale situato a sud del capoluogo dove hanno sgominato due bande criminali radicate sulla litoranea di Eboli e Battipaglia. Quindici, le misure cautelari personali emesse dal gip di Salerno.

Tutti i dettagli:

L'operazione dei militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Salerno e del ROS ha interessato Cava dé Tirreni, Pontecagnano Faiano, Battipaglia, Eboli, Montecorvino Rovella, Montecorvino Pugliano e Calvanico, per eseguire una misura cautelare personale emessa dal GIP presso il Tribunale di Salerno nei confronti di 15 indagati (8 in carcere, 1 agli arresti domiciliari e 6 obbligo di dimora), ritenuti responsabili a vario titolo di “associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione” (4 indagati), “favoreggiamento e sfruttamento, in concorso, della prostituzione” (8 indagati), “lesioni personali aggravate e tentato sequestro di persona” (2 indagati) e “tentata estorsione” (2 indagati). L’indagine è stata avviata il 4 ottobre del 2014 per una rapina in località lido Lago di Battipaglia (SA), ai danni di una prostituta romena alla quale era stata incendiata l’auto, a cui fece seguito poi una violenta aggressione nei confronti di una coppia di giovani del luogo appartati nelle vicinanza, Individuati, quindi, due gruppi criminali operanti sulla fascia costiera dei Comuni di Battipaglia ed Eboli: uno composto da cittadini romeni (M. A. G. detto “Laurentiu”, M. S. N., T. A. detto “Adi”, T. C. I.) con il supporto logistico garantito da due italiani (D. M. e A.L. detto “Musu Toni”) e l’altro promosso e organizzato da cittadini albanesi (S. V., . K., K. N.) con il concorso diun italiano (D.D.). Stessa attività di favoreggiamento della prostituzione, seppur autonoma, è stata accertata nei confronti di un italiano (M.G.) nei confronti della donna romena sua compagna convivente. Tutti gli indagati, in un clima di rispetto dei reciproci ruoli nel “controllo del territorio” favorivano e sfruttavano l’attività di diverse donne romene (indicate nelle intercettazioni con l’appellativo di “pezza”, “cagna”, “maledetta”, “morta”), assicurando alle stesse “protezione” anche mediante il “supporto logistico” garantito dai tre italiani, dietro l’imposizione di un corrispettivo fissato nella metà di quanto ricavato da ciascuna con le prestazioni sessuali. Le donne, inoltre, venivano avviate alla prostituzione in settori territoriali ben delimitati e stabiliti per accordo tra gli stessi sfruttatori: il tratto della SP175 “litoranea” a confine tra  Eboli e Battipaglia  era gestita, dal distributore antistante il supermercato “A.L.D.I.” alla via Idrovora, dagli sfruttatori romeni, mentre da un’azienda agricola della contrada Spineta al ponte della località Lido Lago, la gestione era del gruppo criminale di etnia albanese. Tra gli stessi criminali c'erano rapporti di interazione e collaborazione, con tanto di reciproci favori sia sull’accompagnamento delle prostitute, sia sulle ronde per garantire loro protezione, nonché sui diversi servizi logistici necessari al meretricio, per non far insorgere situazioni di conflitto e così trarre vantaggio dall’attività illecita.

Per quanto attiene i gruppi di etnia romena, l’attività investigativa ha consentito di scoprire nei particolari le modalità con le quali avveniva lo sfruttamento delle donne, che in effetti sono risultate essere le compagne conviventi degli indagati. Queste subivano gravi minacce, spesso accompagnate da violenze fisiche con cui i protettori si garantivano la completa sottomissione delle prostitute e la piena disponibilità delle aree di competenza rispetto a terzi, a clienti insolventi o ad altre donne. Ogni indagato svolgeva diverse mansioni nella conduzione delle attività illecite: è stato individuato, di volta in volta, chi si occupava del reclutamento delle prostitute anche in altre aree della penisola (T. C. I., autotrasportatore), della protezione (M. A. G.detto “Laurentiu”, M. S. N., T.A. detto “Adi”, ciascuno per la “propria” donna), del supporto logistico (D. M. e A.L. detto “Musu Toni”, per fornitura di profilattici, bevande, cibi, recapiti di clienti e ricariche telefoniche), dell’accompagnamento da e per la piazzola assegnata a ciascuna dal protettore (oltre ai protettori, “Musu Toni”, dietro corrispettivo di 20 euro ciascuna). E ancora, della vigilanza (oltre ai protettori, M.D.) per eludere l’intervento delle forze dell’ordine lungo il tratto litoraneo interessato e quindi per scongiurare problemi con terze persone (clienti insolventi o altri sfruttatori).

Circa il gruppo di etnia albanese, è stata documentata l’esistenza di un vincolo associativo tra i sodali dediti allo sfruttamento e al favoreggiamento della prostituzione, evidenziato dal fatto che gli stessi, oltre ad accompagnare le prostitute e a riaccompagnarle a casa, effettuavano una vera e propria vigilanza, utile sia a garantire la protezione alle donne (circa una decina, di etnia romena) sia il controllo del territorio di competenza, ciascuno secondo specifici ruoli. I 4 indagati, infatti, disponevano di auto per i servizi logistici e di utenze cellulari dedicate al controllo, utilizzate anche per avvisare le prostitute della presenza di forze dell’ordine (particolare rilievo assume il ruolo dell'italiano D.D.N., che in occasione di una rapina ad una prostituta, risalente al 25 novembre 2014 si trovava nella zona con precisi compiti di vigilanza). Inoltre, si preoccupavano di fornire assistenza logistica alle “protette” e di dirimere le controversie che insorgevano a causa della presenza in zona di altre donne non sottoposte alla loro protezione, ovvero di clienti non ritenuti sicuri. Il sodalizio criminale, per il “servizio” reso, tratteneva la metà del ricavato giornaliero dell’attività. Ancora, 2 gli indagati (I. C. V. e M. L. I.) per il violento pestaggio  a colpi di martello verso un cittadino marocchino (D. R.),  accaduto il 31 ottobre 2014 per motivi futili. E infine 2 uomini (A. C. detto “Boby” e M. G. R. detto “Rosario”) sono indagati per l'estorsione del 21 gennaio, sulla litoranea di Pontecagnano, con gravi minacce e violenza mediante un coltello, verso due prostitute romene non controllate dai criminali, per costringerle ad abbandonare il luogo del meretricio in favore di altre connazionali protette dai due, vicini al sodalizio albanese, che avrebbe potuto così affermare il monopolio gestionale sull’intera area.

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