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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

La rissa dei figli "della Salerno bene", la strafottenza in chat: "Abbiamo genitori importanti, non rischiamo"

L'inchiesta che ha condotto a 16 misure cautelari, tra domiciliari e prescrizioni varie, per la rissa consumata a Salerno da parte di 16 ragazzi minorenni fa emergere, come avviene in questi casi, la strafottenza e aggressività del gruppo nelle ore seguenti al fatto

L'inchiesta che ha condotto a 16 misure cautelari, tra domiciliari e prescrizioni varie, per la rissa consumata a Salerno da parte di altrettanti ragazzi minorenni fa emergere, come avviene in questi casi, la strafottenza e aggressività del gruppo nelle ore seguenti al fatto. A guidarli un "capo branco", descritto dal gip con indole "tracotante, aggressiva, bullizzante, supponente, con trivialità di linguaggio esprimendosi anche in forma dialettale". I fatti riguardano quanto accadde nella notte tra il 9 ed il 10 luglio scorso, quando due gruppi di giovani si fronteggiarono a piazza Gloriosi a Torrione, scatenando una violenta rissa nel corso della “Notte Bianca”, organizzata dall’amministrazione comunale.

Il gruppo

Peculiarità che riguardano anche gli altri componenti, che lo seguono «nella spedizione punitiva» contro chi si era permesso di dire al fratello 14enne del «capo» di scendere dal motorino. La risposta alla provocazione fu «sto muccus», con la vittima che «avrebbe urinato proprio su quel mezzo» (qualche testimone dice invece «in testa»). C'è questo a fare da sfondo alla rissa consumata dalla «meglio gioventù della Salerno che conta, il fratellino del capo può essere libero di usare a suo piacimento la roba altrui ed offendere chiunque lo infastidisca con gli stessi modi triviali ed arroganti del fratello». E dietro il «capo branco» si sono mossi ben dodici ragazzi che hanno «goduto della scazzottata liberatoria», avendo «gioco facile fiondandosi in tredici su uno sparuto gruppo di quattro persone» il tutto in un ambito di «pochezza culturale, minima sensibilità e senso ancestrale di appartenenza al gruppo». 

Le carte

Elementi probatori che si raccolgono da se, dopo le indagini della Squadra Mobile e polizia postale coordinate entrambi dalla Procura presso il Tribunale dei minori. Sono tutti figli di noti professionisti, lo ricordano gli stessi indagati: «non c'è nessun figlio di camorrista. Tutti figli di gente importante», si scrivevano in chat alcuni dei partecipanti sicuri di poterla scampare; «e che vogliono denunciare quindici, venti persone», commentano ancora tra loro su chat di WhatsApp ed Instagram). Si sentivano forti, impuniti, forti delle loro origini familiari. Fanno vanto di ciò che hanno appena fatto: «Se volete una bella spiegazione facciamo videochiamata per le ragazze» dice un altro in una chat. Un godimento che consisteva nel colpire in dieci uno dei ragazzi del gruppo antagonista, sorprendendolo alle spalle o prenderne in dieci a calci un altro, pur se già a terra. «Quanto mi sta sul caz quello, gli ho tirato una ginocchiata ed ho goduto». Le due fazioni erano pronte a suonarsele Anche se «hanno abbuscato» cercano di reagire, con indicazioni sulla destinazione condivise tra i "capi" per un incontro. Il gip, accogliendo le richieste della Procura, distingue i profili degli appartenenti dei due gruppi. Il secondo avrebbero dimostrato una valenza delinquenziale più contenuta ed impattante sul tessuto sociale, rispetto ai ragazzi dell'altro, le cui condotte appaiono più allarmanti con il pericolo di reiterazione. 

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