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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Traffico di rifiuti tra il Vallo di Diano e la Tunisia: arrestato funzionario della Regione Campania

Nell'inchiesta sono coinvolti anche intermediari, imprenditori, titolari di aziende di trattamento-recupero, società di intermediazione e funzionari pubblici

Un funzionario della Regione Campania è agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta della Procura distrettuale antimafia di Potenza che ha portato alla scoperta di un illecito traffico di rifiuti tra l'Italia e la Tunisia che, nel 2020, ha portato nel Paese del Nord Africa 7.891 tonnellate di rifiuti stipati in 70 container. A carico del funzionario (un altro è indagato) le indagini hanno accertato "omissioni e condotte ritenute, a livello di gravità indiziaria, un consapevole contributo all'illecito traffico di rifiuti". Nell'inchiesta sono coinvolti anche intermediari, imprenditori, titolari di aziende di trattamento-recupero, società di intermediazione e funzionari pubblici. I reati ipotizzati sono quelli di traffico illecito di rifiuti, fittizia intermediazione di beni, gestione illecita di rifiuti e realizzazione di discarica abusiva e frode nelle pubbliche forniture. In sostanza, il traffico di rifiuti aveva come esito finale l'incendio dei rifiuti o il loro abbandono o interramento in Africa.

L'inchiesta

Tutto basato su un contratto firmato il 30 settembre 2019, a Polla, tra un società campana e un tunisina per il trasporto in Africa di 120 mila tonnellate di rifiuti. Nell'intesa erano coinvolte anche due ditte di intermediazione, una con sede a Soverato (Catanzaro), l'altra in Tunisia. E' cominciato così il trasferimento, via nave attraverso il porto di Salerno: ma un reportage di un'emittente televisiva tunisina sull'importazione dei rifiuti aveva portato prima a un'inchiesta con alcuni arresti, poi al blocco dei rifiuti stessi. In Italia, le indagini dei Carabinieri hanno scoperto "un complesso sistema attraverso cui è stato organizzato un ingente traffico illecito di rifiuti reso possibile, tra l'altro, dalla concessione di due autorizzazioni" rilasciate da un ufficio di Salerno della Regione Campania (in relazione ai quali sono indagati i due funzionari regionali). L'impianto tunisino che ricevette le quasi ottomila tonnellate di rifiuti fu interessato da un incendio che ne distrusse "buona parte". In base a un accordo di cooperazione fra Tunisia e Regione Campania i container pieni di rifiuti sono stati ritrasferiti in Italia: i consulenti che li hanno esaminati hanno accertato "la non corrispondenza della qualità dei rifiuti in sequestro al codice di riferimento dichiarato dall'esportatore". 

Le parole del procuratore

Ha parlato di "cannibalismo di società italiane per risparmiare quasi la metà dei costi", il procuratore della Repubblica di Potenza, Francesco Curcio, spiegando i dettagli dell'inchiesta che ha portato a undici misure cautelari (personali e reali) nei confronti di 16 indagati per un illecito traffico di rifiuti tra l'Italia e la Tunisia. "Il costo dello smaltimento per le società coinvolte si abbatteva dai 180 euro a tonnellata a circa 90 euro", ha spiegato. "Per risparmiare sui costi - ha aggiunto - non si può pensare di trasformare Paesi vicini in luoghi di smaltimento di ciò che nel nostro paese non si può più recuperare. Vi sono esuberi in Italia di rifiuti non più recuperabili, che andrebbero smaltiti a costi elevatissimi e che si cerca di svicolare attraverso marchingegni che portano discredito al nostro paese". Oltre alle misure personali, la Procura ha eseguito una serie di sequestri di beni alle società coinvolte pari all'illecito profitto maturato che è di oltre due milioni di euro. Nel corso dell'attività ci sono stati anche tentativi di occultare beni di una delle società coinvolte, attraverso l'acquisizione di altre società "al momento oggetto di indagine". I rifiuti, ora trasferiti presso il comprensorio militare di Serre sono stati campionati - risultati non corrispondenti al codice di riferimento della qualità - e saranno smaltiti con costi a carico della Regione Campania. 

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