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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca San Valentino Torio

Truffa sulla vendita di auto di lusso, in 2 a processo

Le accuse sono intestazione fittizia di beni, truffa aggravata, ricettazione e autoriciclaggio

Intestazione fittizia di beni, truffa aggravata, ricettazione e autoriciclaggio, in tre vanno a processo per un'indagine di qualche anno fa, condotta dalla procura di Nocera Inferiore. Stando alle accuse, accolte dal Gup con il rinvio a giudizio, un 74enne di San Valentino Torio, avrebbe, insieme con un prestanome di San Marzano sul Sarno, aperto una fittizia attività di compravendita di auto di lusso ed epoca, per commettere truffe contro concessionari esteri (in particolar modo Olanda e Germania), e successivamente "ripulire" i proventi economici attraverso due imprese compiacenti. 

L'indagine

Il modus operandi era sempre lo stesso. Inizialmente, l'uomo e il suo complice, avrebbero costituito un'azienda fantoccio registrandola alla Camera di commercio ed individuando come sede operativa un ufficio che affittavano presso strutture commerciati eleganti, comprensive di servizi di segretariato con personale dedicato (ignaro degli intenti illeciti della società), dando in tal modo una parvenza di affidabilità e serietà. Iniziavano poi a ricercare potenziali clienti di società estere di compravendita di auto di lusso, ritenuti più facilmente raggirabili, attraverso l'invio di centinaia di mail verso vari stati dell'Unione Europea, allegando liste di veicoli di pregio a prezzi concorrenziali. Le vittime, attirate da ciò ed avuti i primi contatti, venivano invitate in Italia per visionare fisicamente le autovetture propostegli. Poi, partiva la seconda fase della truffa. I due, per rendere quanto più credibile la messinscena, presentandosi presso grosse aziende private in possesso di veicoli d'elite, stipulavano dei contratti preliminari di compravendita con l'esborso di modeste caparre confirmatorie. In tal modo avevano copia della documentazione del veicolo e, carpendo la fiducia dei reali venditori che li reputavano intermediari di mercato, potevano mostrare di persona alle loro vittime le vetture presso i luoghi di custodia. Con tali artifizi, i due convincevano i loro clienti stranieri della serietà dell'affare, riuscendo in tal modo a ricevere l'intero importo del prezzo pattuito o comunque un acconto, ben superiore alla caparra confirmatoria che avevano messo in conto di perdere.  A questo punto, gli imputati avrebbero falsificato i contratti stipulati aumentando i prezzi pattuiti per replicare, in tal modo, alle doglianze dei clienti e giustificare la mancata consegna delle auto anche in sede civile. Successivamente, le somme di denaro acquisite nella commissione delle truffe venivano trasferite su molteplici conti correnti della medesima società, per poi essere bonificati verso i conti di aziende compiacenti, situate a Pagani e Boscoreale. Nell'indagine per ulteriori due posizioni c'è stato lo stralcio presso la Procura di Torre Annunziata. 

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